giovedì 20 maggio 2010

E' USCITO IL MIO LIBRO!

"LA MALATTIA NON ESISTE -Una sfida quantistica per la guarigione"- Ed. Verdechiaro.

Condivido con molto piacere l'uscita del mio ultimo libro.
Il titolo può sembrare solo una provocazione, ma non lo è affatto.
Se volete saperne di più cliccate qui
Mi interessano i commenti da parte di chi lo leggerà.
Buona scoperta!

lunedì 17 maggio 2010

CELEBRIAMO L'AMORE NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO L'OMOFOBIA!


Dal 2005, il 17 maggio è diventata la Giornata Internazionale Contro l'Omofobia per contribuire alla sensibilizzazione verso la tolleranza delle differenze e contro ogni tipo di discriminazione.

Dal punto di vista psicosociologico, il "diverso" spesso fa paura perché esce fuori dai canoni della normalità socialmente condivisi e condizionati, quindi diventa poco gestibile.
La paura a volte stimola violenza, come l'esasperazione dei pregiudizi e degli atteggiamenti di intolleranza.
Quante energie pesanti e basse vengono attivate con questi atteggiamenti che esprimono inconsapevolezza verso ciò che siamo e verso il fatto stesso che esistiamo.
Tra l'altro, c'è un detto della saggezza popolare che dice "oggi tocca a me, domani tocca a te", niente affatto per la "legge del taglione", ma perché i cerchi della vita girano e siamo tutti in un fluire che va verso qualche direzione...

Pensate com'è leggero, invece, il pensiero e l'energia nel sentire l'altro, uno sconosciuto/conosciuto semplicemente come un ALTRO, quindi diverso da me di per se stesso, con le sue responsabilità verso la sua vita e le sue scelte, anche se condividiamo la stessa famiglia o lo stesso partito, le stesse ideologie, etc. E' comunque un mondo a sè, diverso dal mio. Figuriamoci se poi l'altro non condivide ciò che io ho inserito nel mio mondo soggettivo, sarebbe ancor più facile non sentirsi emotivamente coinvolti...

L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) già 15 anni fa ha cancellato l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Molti di noi (uso il "noi" come semplice plurale maiestatis!) ancora fanno difficoltà a cancellarla dai parametri dei propri pregiudizi.
Personalmente, come terapeuta ho la responsabilità professionale di non convertire nessuno ai miei parametri teorici o etici o ideologici, ma vedere l'altro semplicemente per ciò che è e da lì dargli una mano perché possa realizzare il suo benessere; come individuo mi sento la responsabilità di contribuire alla costruzione di una rete di vita in cui l'Amore è il solo filo di questa trama/ragnatela resistente a qualsiasi tipo di diversità e permeabile a qualsiasi tipo di autorealizzazione.

giovedì 13 maggio 2010

IL PROTAGONISTA DELLA TUA VITA SESSUALE SEI TU!


La maggioranza dei problemi relativi alla sessualità hanno origine nella mente, questa è conoscenza comune.

In genere, chi esprime tali difficoltà, in prima battuta, tende a cercarne le cause nel funzionamento del proprio corpo, senza trovarne; oppure affibbia la responsabilità alla “vita stressante”. E' vero che lo stress crea una serie di difese e di ansie che bloccano il naturale fluire nella vita, ed è anche vero che lo stress è auto alimentato da ritmi di vita che spesso non decidiamo liberamente (come salire su un treno che ha un percorso definito dai suoi binari): responsabilità e compiti da assolvere, relazioni sociali diverse da gestire, ritmi di vita veloci, etc.

I treni, però, possono cambiare direzione grazie all’attivazione volontaria degli “scambi” sui binari. Chi decide il grado di stress da affrontare, chi decide di farsi travolgere dallo stress? Chi c'è dietro un corpo ed una mente stressati?

E' possibile gestire lo stress quando si sceglie di padroneggiare la propria vita. Esso è una conseguenza del disamore verso se stessi, di perdita di passione nei confronti della propria esistenza e dei propri doni.

Corpo e mente sono intrinsecamente connessi, sempre e comunque. E l’armonia di una persona non può prescindere dal considerarsi nella sua interezza, nel mettersi in ascolto delle voci di coscienza, corpo e mente, che possono parlare la stessa lingua, solo con accenti diversi.

Questo linguaggio va appreso di nuovo ... ed è quello che propongo durante i miei seminari di SessualMente!

sabato 8 maggio 2010

Passione è anche vivere da svegli e consapevoli. Leggete questa storia breve ed illuminante di cui riporto il testo integralmente:

STORIA DI UNA RANOCCHIA

Dall’allegoria della Caverna di Platone a Matrix, passando per le favole di La Fontaine, il linguaggio simbolico è un mezzo privilegiato per indurre alla riflessione e trasmettere delle idee.

Olivier Clerc, scrittore e filosofo, in questo suo breve racconto, attraverso la metafora, mette in evidenza le funeste conseguenze della non coscienza del cambiamento, che infetta la nostra salute, le nostre relazioni, l’evoluzione sociale e l’ambiente.
Un condensato di vita e di saggezza che ciascuno potrà piantare nel proprio giardino per goderne i frutti.

La ranocchia che non sapeva di essere cotta …

Immaginate una pentola piena d’acqua fredda in cui nuota tranquillamente una piccola ranocchia.
Un piccolo fuoco è acceso sotto la pentola e l’acqua si riscalda molto lentamente
.
L’acqua piano piano diventa tiepida e la ranocchia, trovando ciò piuttosto gradevole, continua a nuotare
.
La temperatura dell’acqua continua a salire.
Ora l’acqua è calda, più di quanto la ranocchia possa apprezzare, si sente un po’ affaticata, ma ciò nonostante non si spaventa.

Ora l’acqua è veramente calda e la ranocchia comincia a trovare ciò sgradevole, ma è molto indebolita, allora sopporta e non fa nulla.
La temperatura continua a salire, fino a quando la ranocchia finisce semplicemente per cuocere e morire.

Se la stessa ranocchia fosse stata buttata direttamente nell’acqua a 50 gradi, con un colpo di zampe sarebbe immediatamente saltata fuori dalla pentola.
Ciò dimostra che, quando un cambiamento avviene in un modo sufficientemente lento, sfugge alla coscienza e non suscita nella maggior parte dei casi alcuna reazione, alcuna opposizione, alcuna rivolta.

Se guardiamo ciò che succede nella nostra società da qualche decennio possiamo vedere che stiamo subendo una lenta deriva alla quale ci stiamo abituando.
Una quantità di cose che avrebbero fatto inorridire 20, 30 o 40 anni fa, sono state poco a poco banalizzate e oggi disturbano appena o lasciano addirittura completamente indifferente la maggior parte delle persone.
Nel nome del progresso, della scienza e del profitto si effettuano continui attacchi alle libertà individuali, alla dignità, all’integrità della natura, alla bellezza e alla gioia di vivere, lentamente ma inesorabilmente, con la costante complicità delle vittime, inconsapevoli o ormai incapaci di difendersi.
Le nere previsioni per il nostro futuro, invece di suscitare reazioni e misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente la gente ad accettare delle condizioni di vita decadenti, anzi drammatiche.
Il martellamento continuo di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non sono più in grado di distinguere le cose ...
Quando ho parlato di queste cose per la prima volta, era per un domani.
Ora è per oggi !!!
Coscienza o cottura, bisogna scegliere !

Allora se non siete, come la ranocchia, già mezzi cotti, date un salutare colpo di zampe, prima che sia troppo tardi.
SIAMO GIA’ MEZZI COTTI ? O NO ?

venerdì 7 maggio 2010

DOGMI RELIGIOSI E NEGAZIONE DELLA MATERNITA'

Pochi giorni fa mi sono trovata a visitare un museo in una collina al nord di Bolzano. E, tra le informazioni ricevute dalla guida del museo, una l'ho trovata proprio curiosa!
Nella casa-granaio oggi adibita a museo delle api, ci abitavano due sorelle nubili. Uno dei cimeli conservati, a testimonianza degli usi e costumi fino agli anni '70 dello scorso secolo, era il cosiddetto "bimbo fasciato". Si tratta di un bambolotto avvolto in un telo e poi tenuto ben stretto da fasce lungo il corpo. Veniva regalato, come "corredo", alle donne nubili e anche alle novizie e future suore, ad esempio in Bavaria, in sostituzione della loro maternità mancata, a causa proprio della loro scelta religiosa. Come sempre, gli usi popolari esprimono molto bene i modi e i condizionamenti culturali...
Questa informazione, comico-drammatica, mi ha fatto riflettere: sostituire il desiderio e l'istinto di maternità con una bambola inanimata mi sembra una comica sublimazione (immaginate le suore che cullano e si prendono cura di una bambola per proiettarvi il proprio
senso di maternità!). Trasferire in un fantoccio l'istinto materno mi sembra anche tragico nella misura in cui per una scelta di "amore" verso il divino si è disposti a sacrificare l'amore verso se stessi, la propria natura e verso la Vita (... magari procreare non è solo un miracolo della scienza). Diverso è se oggi si sceglie di non procreare o non si trova il partner della vita con cui mettere al mondo una nuova creatura, allora il dono del bimbo fasciato può anche essere divertente. Non credo proprio che venisse regalato con questo senso e neanche di tanto tempo addietro. Bolzano o altri luoghi d'Italia o del mondo ha poca importanza ... ne ha il senso di negazione della stessa vita che molti dogmi religiosi impongono.