martedì 29 luglio 2014
giovedì 17 luglio 2014
La morte del "brutto anatroccolo"...
Qualche giorno fa, mentre mi
trovavo al lago di Albano, vicino alla riva sono stata catturata da una scena
molto tenera: un gruppo di piccoli anatroccoli seguivano la mamma chioccia in
ogni dove: Sporadicamente, qualcuno dei piccoli si sganciava e tentava un
movimento solitario, ma la mamma chioccia lo andava a riprendere per
riportarlo nel gruppo. Subito dopo questo momento tenero, vedo uno degli
anatroccoli rimanere indietro, sembrava disorientato. Era il più spelacchiato del gruppo, e anche per questo aveva attirato la mia attenzione. In un istante si avvicina
un’anatra adulta per attaccarlo, imbeccarlo, e in pochi secondi l’anatroccolo è
morto. Poco dopo ripassa la
mamma chioccia con gli altri anatroccoli, ma va oltre il corpicino inerme, senza fermarsi o cercarlo.
Mentre guardavo quegli istanti di
lotta tra l’anatroccolo e l’adulto, il primo istinto è stato quello di
avvicinarmi e “salvare” il piccolo. Ma poi non mi sono mossa perché, al di là della
reazione emozionale, sapevo che non avevo diritto di interferire in quel
momento di “storia dell’evoluzione” che senz’altro sarà stato spinto
dalla spinta naturale di preservare gli esseri più forti e sani.
Quante volte invece ci stacchiamo
e ci sentiamo superiori rispetto alle regole insite nella natura. Noi
interveniamo su tutto: deviamo corsi d’acqua; decidiamo chi far morire (es. chi
è appassionato di caccia all’animale per il piacere di farlo, non perché se ne
nutre una volta ucciso) e chi far vivere (quante volte lottiamo per far vivere
esseri che vivranno sofferenti), accarezzando il nostro ego perché abbiamo fatto una
“buona azione”; bruciamo foreste; ci uccidiamo perché non ci piacciamo, nelle nostre diversità, etc. etc..
Tutto è dettato dall’emozione.
Mentre la coscienza dorme, dunque, tutto accade nell’illusione dell’
inevitabile. A guidare è il sonno di una mente condizionata che ci fa sentire
vivi, mentre camminiamo come “zombi viventi”.
mercoledì 2 luglio 2014
Dea, sacralità del femminile e Gurdjeff
Questi sono alcuni dei temi a me cari e che fanno parte integrante dell'esperienza Onorare la Femminilità che ho creato e che si rivolge a tutte le donne che sentono un grande potenziale dentro di sè, ma che faticano o temono di riconoscersi, anche a causa degli innumerevoli condizionamenti patriarcali; esiste però l'opportunità concreta di ribaltare questi condizionamenti in senso evolutivo.
Un esempio fra tanti? l'abbinamento "donna-dedizione al sacrificio" può essere ribaltato in "donna-capacità di dedicarsi a ciò che le sta a cuore, a qualsiasi costo, senza paure nè timore verso il rischio".
Un esempio fra tanti? l'abbinamento "donna-dedizione al sacrificio" può essere ribaltato in "donna-capacità di dedicarsi a ciò che le sta a cuore, a qualsiasi costo, senza paure nè timore verso il rischio".
Proprio oggi è stata ribadita dai media la notizia che in questo momento di "crisi economica", in Italia, la donna e i giovani sono le due categorie umane più penalizzate. Il senso di queste penalizzazioni, per niente casuali, è triste e alimenta quell'enorme serbatoio di forme-pensiero relative all'impotenza (ossia impossibilità di cambiare), la decadenza, l'involuzione...
A questo punto la domanda retorica che mi sono rivolta e che ti rivolgo è: "cosa può bloccare più direttamente l'evoluzione umana della negazione di un essere umano in piena fioritura, quale è il "giovane" e la "femmina" portatrice sana (permettimi questa trasposizione dal gergo medico...) della potenzialità di creare anche qualcosa di miracoloso come un altro essere umano?".
Per generare un cambiamento bisogna creare un punto di vista nuovo, aprirsi ad altre possibilità, riconoscendo ciò che ci non va più bene; far morire un modo per farne nascere un altro. E' il momento di sintonizzarci tutte, con questo nostro grande potenziale che possiamo usare prima di tutto per noi e poi anche per chi scegliamo sia intorno a noi.
A questo proposito voglio citare un pensiero di George I. Gurdjieff che ho riletto proprio in questi giorni e che dal mio punto di vista è qualcosa con cui confrontarsi continuamente: "non vi è nulla nel mondo, dal sistema solare fino all'uomo e dall'uomo fino all'atomo, che non salga o non scenda, che non si evolva o non degeneri, che non si sviluppi o non decada. Ma nulla si evolve meccanicamente. Solo la degenerazione e la distruzione procedono meccanicamente. Ciò che non può evolversi coscientemente, degenera"(riportato da P.D. Ouspenskiy in "Frammenti di un insegnamento sconosciuto").
A questo proposito voglio citare un pensiero di George I. Gurdjieff che ho riletto proprio in questi giorni e che dal mio punto di vista è qualcosa con cui confrontarsi continuamente: "non vi è nulla nel mondo, dal sistema solare fino all'uomo e dall'uomo fino all'atomo, che non salga o non scenda, che non si evolva o non degeneri, che non si sviluppi o non decada. Ma nulla si evolve meccanicamente. Solo la degenerazione e la distruzione procedono meccanicamente. Ciò che non può evolversi coscientemente, degenera"(riportato da P.D. Ouspenskiy in "Frammenti di un insegnamento sconosciuto").
Tutti i condizionamenti sociali che ci troviamo a seguire senza esserne assolutamente consapevoli alimentano la nostra parte meccanica e automatica. Mantenere la discriminazione di genere tra maschio e femmina è espressione di questa parte, come anche il bisogno di possedere, di prevaricare, di difendere la gelosia, ecc. La mia scelta di trasmettere quante più esperienze di consapevolezza possibili, in particolare al mondo femminile, nasce dal mio bisogno egoistico di voler vivere in un mondo in cui la parola armonia abbia un senso di evoluzione dal ritmo quasi musicale!
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