Cosa resta oggi di quell'intento? e cosa è cambiato?
Vado con la mente ad alcune
popolazioni che ancora sopravvivono con un sistema
sociale matriarcale e che ho avuto la fortuna di contattare direttamente (tra cui Hopi, Acoma, Zuni, Lakota, Q'eros).
Nel
matriarcato non esistono ruoli di sottomissione, esistono semplicemente
suddivisioni di compiti perché la gestione della comunità sia armoniosa e
basata sulla collaborazione. Donne e uomini nell'età della
maturità mettono a disposizione della comunità la loro saggezza, anche se in modi diversi. I figli vengono educati dalla comunità per permettere alle
madri di svolgere anche altri compiti. La donna è un ponte per interagire con il divino attraverso l'uomo e la Natura in genere, come l'uomo è un ponte per arrivare alla stessa natura divina attraverso modi complementari. Niente rivalità, ma integrazione. Ogni ruolo è degno di rispetto perchè la saggezza antica insegna che ogni parte è fondamentale per creare una totalità armoniosa e completa.
La
radice "con" (di condividere, comunicare, comunità, comunione,
combattere per...) è alla base del loro modo di esistere e di interagire
con la Terra e gli altri esseri viventi che la abitano.
Una festa
dell'8 marzo per trasgredire dai ruoli consueti, con l'atteggiamento quasi di rivincita che si annusa dalle nostre parti, in quei luoghi non avrebbe
motivo di esistere. Non avrebbe senso privare dei rami fioriti gli
alberi di mimosa per ricordare alla donna, alla femmina di essere parte
indispensabile di questo pianeta, in modo complementare al maschio. Non avrebbero senso le "quote rosa" come riconoscimento e quasi privilegio di esistere...
In molti contesti sociali delle culture patriarcali, invece, la donna non è ancora "ugualmente umana" rispetto all'uomo.
Le battaglie sociali servono. La voce attiva femminile serve, come completamento del maschile. Le ricorrenze no. Dal mio punto di vista,
servono solo a mettere a posto coscienze che fanno finta di risvegliarsi in occasione di una ricorrenza, pronte poi a riaddormentarsi il giorno dopo.
La festa dell'8 marzo, in particolare, ormai fa il gioco dei condizionamenti patriarcali,
ancora molto radicati. Patriarcato
e sistemi religiosi che creano dipendenze sono parte di uno stesso "serbatoio energetico" che
alimenta l'esaltazione delle rivalità, i conflitti, le manie di
grandezza, la sopraffazione, la sudditanza mentale, la paura del potere
femminile e la paura del potere liberatorio della sessualità.
No, non
serve proprio celebrare la Festa della Donna, quando non si è interessati a celebrare la vita in tutte le sue forme, quando non si è in grado di
rispettarla e di amarla. Ecco da dove è nata l'esperienza Onorare la Femminilità che propongo alle donne che vogliono usare la loro consapevolezza per risvegliare l'energia della femmina che è dentro di loro.
In passato anch'io ho accettato auguri in occasione dell'8 marzo, ho accettato regali insieme al classico ramo di mimosa.
Oggi
mi dico con piacere di non riconoscere più quella finta attenzione. Femmina ci sono sempre, in ogni istante della mia vita. Non attendo certo l'8 marzo per celebrare e manifestare
la mia presenza nella vita con corpo, mente e tutto il potere del mio spirito.
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