martedì 1 marzo 2016

Nel linguaggio della passione ... La malattia non esiste!



Hai notato anche tu che la quasi totalità dei medici allopatici, nel corso di un colloquio di semplice raccolta dati personali, chiede ai nuovi pazienti “quali medicine assume”?
La domanda non è, come sarebbe logico, “prende farmaci”, ma “quali farmaci prende”? In questo modo dà per scontato che ogni essere umano che gli/le si rivolge assume "naturalmente" farmaci di qualche tipo…

Questa è una delle considerazioni che mi ha spinto a scrivere uno dei miei libri "La malattia non esiste: una sfida quantistica per la guarigione".
Ti chiederai cosa ha a che fare questa osservazione con la sessualità e la passione. La mia risposta è MOLTO!

Vivere SessualMente vuol dire scegliere ed imparare a vivere anche al di là dei limiti della mente che, nell'individuo "addormentato" ha quasi solo la funzione di mantenere lo status quo ed il controllo, evitando ogni novità e quindi ogni spinta vitale e creativa.
Vivere SessualMente vuol dire riconoscere la tua energia che  parla anche il linguaggio del piacere, in ogni sua manifestazione, a partire da quello sessuale.
Vivere SessualMente vuol dire attingere consapevolmente alla tua energia, che prima di tutto è sessuale, per svegliarsi e quindi agire partendo dalla forza creativa dell’”Io Sono”.
Vivere SessualMente vuol dire comprendere i meccanismi manipolatori in cui in genere sei immersa/o e agire da essere consapevole.
Vivere SessualMente vuol dire sintonizzare la nostra energia con quella dell’Universo che è sessuato: tutto si muove e diviene nel principio del piacere e del ben-essere.

Ecco perché chi sceglie di partecipare ad un mio seminario di SessualMente 2.0 si trova davanti a se stessa/o e comprende molto velocemente che viverlo serve non solo per sperimentare qualcosa di potenzialmente esaltante, eccitante e piacevole grazie all’interazione con altri esseri umani, ma serve soprattutto per ritrovare se stessa/o grazie allo specchio che può dare ogni attimo di interazione col mondo esterno.

Tornando alla domanda del medico di turno “quali medicinali prende”, rispondere senza accettare ciò che gli altri danno per scontato, può rompere sul momento quel meccanismo di assuefazione collettiva che magari gioverà a quello stesso medico che non si è mai accorto di leggere la realtà  con le lenti delle multinazionali farmaceutiche che è solo una finzione creata ad hoc dal potere dei soldi, un potere di cui gli stessi medici, come tantissimi altri, sono le prime vittime.

Quando e se qualcuno ti chiederà “quali medicine prendi”, prima di rispondere automaticamente poniti la domanda “voglio vivere o sopravvivere?
Io continuo a pormela (e, per inciso, non mi capita praticamente mai di prendere medicine allopatiche :)) ed è anche per questo che continuo a portare avanti esperienze come SessualMente 2.0.
Chi di voi condivide questo, sarà benvenuta/o!

Si, sono tornata!

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