martedì 29 luglio 2014

Un hashtag per teenagers antifemministe… ha ancora senso il femminismo nel 2014?



In questi giorni gli slogan, tramite hashtag, del gruppo "women against feminism" del tipo “non mi serve il femminismo perché non mi sento vittima”, hanno riacceso i riflettori sul gioco di forze tra parte maschile e parte femminile del mondo. Da una parte è vero che la lotta femminista sembra ormai storia morta e sepolta, ma il riconoscimento di quello che viviamo ed esprimiamo nel nostro presente è necessariamente frutto anche della nostra storia passata. E visto che ancora oggi la mente dell’essere umano, uomo o donna che sia, ragiona principalmente con l’emisfero sinistro, quello maschile, merita rimanere consapevoli e svegli sui condizionamenti che tentano di farci addormentare continuamente.

Tutto questo è un discorso solo teorico? Non direi. Sappiamo da sempre che tesi e antitesi di un qualsiasi processo servono per arrivare alla sintesi, che è qualcosa di più e di diverso della somma delle singole parti.

Ogni individuo, per poter esprimere la sua completezza, ha bisogno di riscoprire le sue energie maschili e femminili che convivono dentro di sé. Ha bisogno di sviluppare la parte dormiente per riprendere la sua evoluzione. Ha bisogno di unione e sintesi piuttosto che di contrapposizione. Ma la sintesi, in questo caso non è semplicisticamente affermare “non mi serve il femminismo perché rispetto gli uomini o non mi sento vittima degli uomini”. Per essere vittime non è necessario subire in prima persona un sopruso, una violenza, un’ingiustizia. Basta osservare il linguaggio comune e i costumi sociali per comprendere quanto noi esseri umani siamo vittime delle nostre menti che meccanicamente riproducono clichè assolutistici, volti ad avvalorare l'ignoranza e l'addormentamento della coscienza. La parità di genere fuori di noi, tra maschi e femmine, può essere un’importante opportunità per riscoprire la “parità” di genere dentro ed è quello che mi piace far sperimentare nel seminario “Onorare la femminilità”. Prima di tutto, però, noi donne dobbiamo ri-conoscere cosa ci esprime come essenze consapevoli dell’archetipo femminile. A mio avviso, scimmiottare i modi maschili o esacerbare le differenze del tipo “donna è meglio” sono facce della stessa medaglia arrugginita che non accompagna nessun tipo di cambiamento verso completezza e totalità di un essere senziente…

giovedì 17 luglio 2014

La morte del "brutto anatroccolo"...



Qualche giorno fa, mentre mi trovavo al lago di Albano, vicino alla riva sono stata catturata da una scena molto tenera: un gruppo di piccoli anatroccoli seguivano la mamma chioccia in ogni dove: Sporadicamente, qualcuno dei piccoli si sganciava e tentava un movimento solitario, ma la mamma chioccia lo andava a riprendere per riportarlo nel gruppo. Subito dopo questo momento tenero, vedo uno degli anatroccoli rimanere indietro, sembrava disorientato. Era il più spelacchiato del gruppo, e anche per questo aveva attirato la mia attenzione. In un istante si avvicina un’anatra adulta per attaccarlo, imbeccarlo, e in pochi secondi l’anatroccolo è morto. Poco dopo ripassa la mamma chioccia con gli altri anatroccoli, ma va oltre il corpicino inerme, senza fermarsi o cercarlo.

Mentre guardavo quegli istanti di lotta tra l’anatroccolo e l’adulto, il primo istinto è stato quello di avvicinarmi e “salvare” il piccolo. Ma poi non mi sono mossa perché, al di là della reazione emozionale, sapevo che non avevo diritto di interferire in quel momento di “storia dell’evoluzione” che senz’altro sarà stato spinto dalla spinta naturale di preservare gli esseri più forti e sani.
Quante volte invece ci stacchiamo e ci sentiamo superiori rispetto alle regole insite nella natura. Noi interveniamo su tutto: deviamo corsi d’acqua; decidiamo chi far morire (es. chi è appassionato di caccia all’animale per il piacere di farlo, non perché se ne nutre una volta ucciso) e chi far vivere (quante volte lottiamo per far vivere esseri che vivranno sofferenti), accarezzando il nostro ego perché abbiamo fatto una “buona azione”; bruciamo foreste; ci uccidiamo perché non ci piacciamo, nelle nostre diversità, etc. etc..
Tutto è dettato dall’emozione. Mentre la coscienza dorme, dunque, tutto accade nell’illusione dell’ inevitabile. A guidare è il sonno di una mente condizionata che ci fa sentire vivi, mentre camminiamo come “zombi viventi”.           

mercoledì 2 luglio 2014

Dea, sacralità del femminile e Gurdjeff

Donna/dea, corpo/terra, creazione/guarigione, intuizione/conoscenza, lungimiranza/forza.  
Questi sono alcuni dei temi a me cari e che fanno parte integrante dell'esperienza Onorare la Femminilità che ho creato e che si rivolge a tutte le donne che sentono un grande potenziale dentro di sè, ma che faticano o temono di riconoscersi, anche a causa degli innumerevoli condizionamenti patriarcali; esiste però l'opportunità concreta di ribaltare questi condizionamenti in senso evolutivo.
Un esempio fra tanti? l'abbinamento "donna-dedizione al sacrificio" può essere ribaltato in "donna-capacità di dedicarsi a ciò che le sta a cuore, a qualsiasi costo, senza paure nè timore verso il rischio".

Proprio oggi è stata ribadita dai media la notizia che in questo momento di "crisi economica", in Italia, la donna e i giovani sono le due categorie umane più penalizzate. Il senso di queste penalizzazioni, per niente casuali, è triste e alimenta quell'enorme serbatoio di forme-pensiero relative all'impotenza (ossia impossibilità di cambiare), la decadenza, l'involuzione...
A questo punto la domanda retorica che mi sono rivolta e che ti rivolgo è: "cosa  può bloccare più direttamente l'evoluzione umana della negazione di un essere umano in piena fioritura, quale è il "giovane" e la "femmina" portatrice sana (permettimi questa trasposizione dal gergo medico...) della potenzialità di creare anche qualcosa di miracoloso come un altro essere umano?".
 
Per generare un cambiamento bisogna creare un punto di vista nuovo, aprirsi ad altre possibilità, riconoscendo ciò che ci non va più bene; far morire un modo per farne nascere un altro. E' il momento di sintonizzarci tutte, con questo nostro grande potenziale che possiamo usare prima di tutto per noi e poi anche per chi scegliamo sia intorno a noi.
A questo proposito voglio citare un pensiero di George I. Gurdjieff che ho riletto proprio in questi giorni e che dal mio punto di vista è qualcosa con cui confrontarsi continuamente: "non vi è nulla nel mondo, dal sistema solare fino all'uomo e dall'uomo fino all'atomo, che non salga o non scenda, che non si evolva o non degeneri, che non si sviluppi o non decada. Ma nulla si evolve meccanicamente. Solo la degenerazione e la distruzione procedono meccanicamente. Ciò che non può evolversi coscientemente, degenera"(riportato da P.D. Ouspenskiy in "Frammenti di un insegnamento sconosciuto"). 

Tutti i condizionamenti sociali che ci troviamo a seguire senza esserne assolutamente consapevoli alimentano la nostra parte meccanica e automatica. Mantenere la discriminazione di genere tra maschio e femmina è espressione di questa parte, come anche il bisogno di possedere, di prevaricare, di difendere la gelosia, ecc. La mia scelta di trasmettere quante più esperienze di consapevolezza possibili, in particolare al mondo femminile, nasce dal mio bisogno egoistico di voler vivere in un mondo in cui la parola armonia abbia un senso di evoluzione dal ritmo quasi musicale!