Suoni e canti in un villaggio della giungla indiana accompagnano la visita dei templi di Khajuraho…
Sono appena rientrata da un viaggio di esperienza nell’India del centro-nord…ecco perché il blog è rimasto immutato per un po’!
Tra tutti i luoghi visitati ho scelto di condividere con voi il mio contatto con questi templi che descrivono, con un’arte in pietra finemente scolpita, lo yoga tantrico.
Da lontano, centinaia di figure femminili, maschili e di animali ricoprono le pareti di questi luoghi sacri. Da vicino queste figure rappresentano un manuale di posizioni erotiche (se ne trovano descritte circa 80), il cosiddetto kamasutra (l’arte di amare), che inneggiano il piacere e la passione attraverso il corpo.
Una mente condizionata da sensi di colpa, di sporco, vergogna e pudore penserebbe a qualcosa di pornografico, un playboy dei tempi antichi (i templi di Khajuraho risalgono alla fine del primo millennio).
Si tratta, invece, della manifestazione “pulita” di ciò che un corpo umano può sperimentare per rendere sacro il piacere e l’incontro con altri corpi, per ricercare l’estasi e l’assenza di pensiero.
Secondo la via tantrica, il corpo umano è uno degli strumenti basilari per la manifestazione del divino. E’ qualcosa di sacro, un microcosmo che riproduce l’universo.
Corpo e mente, in ugual misura, sono strumenti ed espressione del nostro osservatore interiore, il Sé cosciente.
Allora come può essere considerato “sporco” o “vergognoso” un “involucro”, il nostro corpo, creato ad arte ed alla perfezione perché la nostra coscienza faccia esperienza con tutti i suoi cinque sensi e con tutta la sua superficie.
Sono le menti contorte e condizionate che sporcano tutto ciò che in natura è assolutamente pulito…
vero è bellissimo !
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