Dal 2015 in Arabia Saudita le donne potranno esercitare diritto di voto attivo e passivo, ossia votare ed essere votate.
Si tratta di una grande vittoria nei confronti del re Abdullah, dopo 79 anni dalla nascita del suo regno, e del patriarcato, come condizione antievolutiva.
Si tratta di una grande vittoria nei confronti del re Abdullah, dopo 79 anni dalla nascita del suo regno, e del patriarcato, come condizione antievolutiva.
Questa svolta storica è stata la conseguenza della protesta di un gruppo di intellettuali sauditi che avevano minacciato di boicottare le imminenti elezioni e delle manifestazioni pacifiche di gruppi di donne. Infatti, già dallo scorso aprile un gruppo di attiviste del movimento Saudi Women Revolution aveva reclamato il diritto al voto ed il mese successivo centinaia di studentesse dell’Università Principessa Nora Bint Abdulrahman di Riyadh avevano protestato contro il preside e i docenti della Facoltà, sostenendo che la loro bocciatura all’esame di inglese fosse, ancora una volta, una decisione politica per osteggiare il diritto allo studio femminile.
Le donne saudite sono ancora totalmente sottomesse al potere patriarcale dei loro parenti maschi (padri, cugini) e dei loro mariti e figli. Non possono guidare, lavorare in luoghi frequentati anche da maschi, uscire di casa, viaggiare fuori dall'Arabia, sottoporsi a determinati tipi di interventi chirurgici senza il permesso
del loro tutore di sesso maschile.
Sostanzialmente a loro è ancora negata la capacità di volere e soprattutto di fare ...del loro tutore di sesso maschile.
Lo conferma il fatto che, due giorni dopo la storica svolta per il diritto al voto femminile, una donna saudita è stata condannata a 10 frustate per aver guidato l'auto, contravvenendo alla legge in merito.
Nei vari commenti sociologici, in questi casi, si parla spesso di "discriminazione sociale" o "emarginazione".
Io dico che è più appropriato parlare di violenza sulla donna e violazione dei diritti fondamentali di cui dovrebbe usufruire ogni essere umano (maschio, femmina, bambino, adulto, anziano) per crescere, evolversi e vivere in armonia con se stesso e con gli altri esseri viventi.Nei vari commenti sociologici, in questi casi, si parla spesso di "discriminazione sociale" o "emarginazione".
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