venerdì 5 marzo 2010

FESTA DELLA DONNA O DELLA CULTURA MASCHILE?


Si avvicina l'8 marzo e già da qualche giorno vedo manifesti lungo le strade che pubblicizzano feste per sole donne, serate all'insegna della "trasgressione" con ospiti maschili, proposte di cene con menù afrodisiaci, etc. etc.

Su questo giorno si è scritto di tutto.
Grazie allo sciopero dell'8 marzo del 1908 di alcune operaie americane è iniziato un enorme e fondamentale movimento di liberazione e di emancipazione della condizione femminile che si è espanso a macchia d'olio in molte aree del mondo.

Cosa resta oggi di quell'intento? e cosa è cambiato?
Lungi dal fare qui un'analisi sociologica, vado con la mente alle diverse popolazioni che ancora vivono (alcune sopravvivono) con un sistema sociale matriarcale. Hopi, Acoma, Zuni, Lakota sono alcune tra le popolazioni di nativi americani con cui ho avuto la fortuna di interagire direttamente fino ad ora.

Nel matriarcato non esistono ruoli di sottomissione, esistono solo suddivisioni di compiti perché la gestione della comunità sia armoniosa e basata sulla collaborazione. Donne e uomini nell'età della maturità detengono una loro saggezza che mettono a disposizione della comunità. I figli vengono cresciuti dalla comunità per permettere alle mamme di svolgere anche altri compiti, oltre a quello materno. Uomini e donne hanno un modo diverso e complementare di occuparsi della loro spiritualità che prevede momenti di condivisione stabiliti.
La radice "con" (di condividere, comunicare, comunità, comunione, combattere per...) è alla base del loro modo di esistere e di interagire con la terra che abitano.
Una festa dell'8 marzo per trasgredire dai ruoli quotidiani, in quei luoghi non ha motivo di esistere. Non avrebbe senso privare dei rami fioriti gli alberi di mimosa per ricordare alla donna, alla femmina di essere parte indispensabile di questo pianeta.

In molti contesti culturali, invece, la donna non ha raggiunto alcuna parità. Le battaglie sociali servono. La presenza attiva femminile serve, è indispensabile come completamento del maschile. Le ricorrenze no, non servono se non per mettere a posto coscienze addormentate.
Questa ricorrenza, in particolare, fa il gioco della mentalità patriarcale, ancora molto radicata in Italia, come in tanti altri paesi. Patriarcato e sistemi religiosi sono parte di uno stesso "serbatoio energetico" che alimenta l'esaltazione delle differenze, i conflitti, le manie di grandezza, la sopraffazione, la schiavitù mentale, la paura del potere femminile e la paura del potere liberatorio della sessualità.

No, non serve proprio celebrare la Festa della Donna, quando non si è in grado di celebrare la vita in tutte le sue forme, quando non si è in grado di rispettarla e di amarla.
In passato anch'io ho accettato auguri in occasione dell'8 marzo, ho accettato regali insieme al classico ramo di mimosa.
Oggi mi dico con piacere di non riconoscere più quella personalità, quella Maria Rosa. Donna ci sono sempre, in ogni istante della mia vita. Voglio contribuire alla semina di modi alternati di pensare e di essere e, come tantissime altre donne, non attendo certo l'8 marzo per manifestare la mia presenza con corpo, mente e spirito.

Buon 5 marzo a tutti!

4 commenti:

  1. Uhm,ma pensi veramente che in Italia ci sia tutta quella cultura patriarcale.Io non vedo i figli educati da padri severi.Non li vedo sottoposti ad una dura e responsabilizante cultura patriarcale e guerriera.
    Forse anche questo clichè è vecchio di quarantanni.I padri non ci sono più.

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  2. Sono d'accordo con te Maria Rosa, su quello che hai scritto.
    A parte il bisogno sociale che c'è, che ci sarebbe, quello di vivere in armonia e non in conflitto, essere Donna, o essere Uomo, lo si è ogni giorno e lo si è in mille modi diversi, secondo l'Universo di ognuno di noi.
    Non dovremmo avere bisogno di queste ricorrenze, per ricordarci che siamo donne o uomini. Ma qui viviamo o di "feste", o di tragedie.

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  3. mi piace..............ormai tutto purtroppo è ricondotto a business e poco alla vera essenza della ricorrenza.

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  4. Caro Luigi, i condizionamenti di una cultura patriarcale millenaria ci sono eccome. Anche quando la donna imita i modelli maschili è vittima di questo. Potrei elencarti molti altri ambiti, ma cito per tutti la vita sessuale dove, sia gli uomini che le donne, spesso vivono ruoli e sperimentano blocchi che non esisterebbero se non si fosse condizionati da modelli della cultura patriarcale...:)

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